Viaggio nel movimento libertario sudamericano: il Perù

Essere invitati alla celebrazione della nascita di un signore del quale non si sa nulla è un modo inusuale e fortunoso per iniziare un viaggio che si pone l’obiettivo di approfondire i rapporti con l’emergente movimento libertario peruviano e che si è anche indirizzato nel conoscere la realtà delle comunità campesine di tradizioni andine.

Veniva commemorato Teobaldo Cayetano Morales, nato nel 1907, scomparso a Lima nel 1997. Di professione panettiere, dedicò tutta la vita alla lotta sindacale a favore del bene comune della propria comunità, che ancora oggi lo ricorda, con la memoria di chi lo ha conosciuto e con quella tramandata dai risultati ottenuti attraverso la lotta quotidiana. Una lotta che si è sempre rifatta alla tradizione anarcosindacalista, avendo il Perù, sotto questo profilo, un patrimonio di tutto rispetto, oggi dimenticato dai più, ma non da chi ha ottenuto, grazie ad essa, risultati tangibili.

Nato nella provincia Limena, Morales partecipò giovanissimo alla cellula libertaria «Braccio e cervello» e, successivamente, alla federazione dei lavoratori panettieri «La stella del Perù». Il suo pseudonimo era Manuel Estrada. Segretario regionale in Lima, capitale del paese, e in Huancayo, fu negli anni ‘40 e ‘50 attivo con gli anarcosinadacalisti nel dipartimento di Pasco. In primo piano nella lotta per le otto ore di lavoro affiancò un’altra limpida figura di anarcosindacalista: Delfin Lèvano.

«Nella interminabile notte della mia vita – disse – alla luce degli ideali anarchici mai aspirai ad ammassare fortune, mi affannai solo ad ammassare il pane di ogni giorno».

Altri compagni anarcosindacalisti devono essere ricordati: Gutarra, Fonkèn, Barba: persone la cui memoria storica può rappresentare un importante riferimento per il giovane e dinamico movimento libertario del Perù.

La festa della comunità, a cui fui invitato fin dalla prima serata di commemorazione di Teobaldo, è stata un’ulteriore opportunità per meglio comprenderne la composizione. Si è infatti aperta con una corrida, rigorosamente «sin sangre» e rispettosa dei tori, che possono mettere in mostra la loro incazzevole intelligenza (ci sono quelli che studiano l’avversario, fingono attacchi e puntano l’uomo, quelli che si creano antipatie viscerali e perseguitano sempre lo stesso, anche quando è barricato dietro il «paratori»), dando vita a uno spettacolo divertente, valido anche per i bimbi. Ed è continuata con la preparazione della pachamanga, antico piatto Inca: un rito cui molti partecipano dando, anche se piccolo, un contributo d’attenzione e di aiuto. Si tratta di carne condita con erbe e spezie locali, patate a noi europei mai giunte, mais, una specie di fave, il tutto cotto in un buco nella terra, in cui sono immessi sassi di fiume, precedentemente arroventati. L’insieme viene seppellito dalla terra rimossa nello scavare il buco; non un filo di fumo deve fuoriuscire, e dopo due ore e mezza il pranzo è servito, squisito e ricco, in un tavolo comune; la bevanda, un infuso di erbe, è compresa nel pasto. Una tempistica sudamericana e poco rispettosa degli orari ha poi reso il pranzo una ricchissima merenda, e l’attesa ha facilitato l’appetito.

Il campo in cui si è svolto l’evento è di circa 15.000 metri quadrati. Situato alla periferia di Lima, è uno spazio di proprietà della comunità, adatto per farci iniziative d’incontro: dei gruppi anarchici sudamericani, delle comunità che si rifanno all’autogestione, dei lavori prodotti attraverso di essa.

Alcune sono già allo studio per il prossimo anno. Ad esempio l’idea di costituire la Federazione Libertaria del Perù è frutto della volontà di alcuni gruppi di Lima che, partiti dall’idea di costituire la federazione Limena, visto l’interesse manifestato durante le tre giornate anarchiche del luglio 2007 da parte di gruppi attivi in altre province, sono ora decisi a costituire invece la Federazione Peruviana, per la quale invitano tutti i compagni europei a contribuire.

C’è poi il coordinamento delle comunità andine che si rifanno ai principi autogestionari, un patrimonio che, per quel poco che si è potuto comprendere da una superficiale analisi iniziale, può rappresentare una fonte vitale per tutto il movimento anarchico internazionale. Esperienze concrete durate decenni e decenni, in alcuni non sporadici casi, in cui i principi autogestionari si sono radicati nei comportamenti del vivere sociale, ridando nuovi significati a ruoli di aggregazione come per esempio la famiglia e dimostrando il valore che può avere la democrazia diretta nella gestione anche di aspetti di grande respiro come quelli ambientali.

La USI di Bologna si propone di organizzare, per chi è interessato, viaggi di studio, di lavoro, ricerca presso alcune di queste comunità, e di appoggiare, nei limiti delle sue possibilità, la costituzione di un’organizzazione anarco-sindacalista in Perù.

Un significativo esempio di queste comunità è rappresentato dalla comunità Abitacional Volcan. Situata a circa un’ora dalla città, abbarbicata all’estrema periferia di Lima, è parte della più ampia comunità Jacamarca, di origine andina e campesina, parzialmente trasferitasi, nella capitale, nel distretto S. Antonio, provincia di Huarochiri.

La storia della comunità Volcàn, composta da circa 120 famiglie che vivono senza alcun aiuto dei governi locali e nazionali, ha inizio nel 2001. Esiste al suo interno quella cultura organizzativa che rende i suoi popladores organizados, «quelli che non si rassegnano alla propria sorte». Hanno così, assemblearmente, sviluppato l’importante progetto di un «centro autogestionario di servizi» che ha come finalità quella di emancipare la comunità dalla povertà, un progetto di emancipazione umana e di sviluppo sociale, un preciso e dettagliato piano per elaborare e preparare un’alternativa di sviluppo, per risolvere con qualità i problemi concreti, favoriti dalla organizzazione e mobilitazione cosciente dei comuneros.

Nel documento sono descritti gli aspetti basici della gestione, ponendo la municipalità di Lima e il distretto di fronte a un esempio che si sta affermando con le sue iniziative, come quella della scuola autogestionaria, cui la USI di Bologna ha contribuito, che è stata sancita come realizzabile e legalmente accettata, e che, insieme alla biblioteca popolare (in fase di costruzione), sarà terminata entro breve.

Ne riportiamo sinteticamente gli aspetti principali:

«PROGRAMMA GRUPO ABITACIONAL VOLCAN 2007 2008

CENTRO AUTOGESTIONARIO DE SERVICIOS ASISTENCIAS Y PROMOCION HUMANA ALMA LATINA – PERU’

La giunta direttiva Volcan, nel compimento del proprio mandato di funzioni e lavoro, iniziando il dialogo con tutta la comunità e con ogni persona presente, augurandosi che il contributo creativo permetta l’azione comune e solidale con l’articolazione degli apporti culturali con le idee, economici tramite le quote, di sforzo con il lavoro e di creatività personale, al fine di realizzare un processo di azioni costruttive per concretizzare proposte di gestione alternative e autogestionarie

PRETENDE INIZIARE IL CAMMINO CON AZIONI LEGATE ALLO SVILUPPO INTEGRALE DELLA PERSONA E DELLA COMUNIDAD, PERCHE’ RIFLETTONO LA IMPEGNATIVA NECESSITA’ DI CONIUGARE LA PARTECIPAZIONE COLLETTIVA AD UNA GESTIONE AUTONOMA (DI NOI STESSI) IN CUI OGNI VICINO SARA’ IL MOTORE DELLO SVILUPPO

Questa proposta ha come obiettivo di rappresentare un punto di incontro per tutti e disegnare un’alternativa di sviluppo a corto e medio termine per affrontare questa situazione di emergenza, vincolandola allo sviluppo di un processo che tracci il cammino verso un «autogoverno grupal», nella prospettiva di garantire per tutti la uguaglianza nelle possibilità di benessere, al lavoro, alla libertà e la giustizia, per creare le opportunità non lasciando in eredità ai nostri figli questa situazione infraumana».

Tali ragioni giustificano la proposta che descriviamo sinteticamente ma che può aiutarci a capire il grado e il respiro dell’intervento che coinvolge tutta la comunità in un lavoro continuo e articolato, in cui la partecipazione di gruppi e individualità anarchiche è continuo e soprattutto rispettoso dei desideri emersi dalle assemblee.

1 GESTIONE

accentuare lo stile superando le difficoltà con la pratica autogestionaria

2 SVILUPPO URBANO

3 IMPIEGO E PRODUZIONE

Organizzare microimpresa autogestionaria, finanziaria e produttiva nella comunità per sviluppare maggiore impiego

4 ALIMENTAZIONE

Disegnare una commercializzazione alternativa dei prodotti alimentari

5 SALUTE

Sviluppare un programma educativo sulla salute

6 EDUCAZIONE

Apertura scuola autogestionaria

Apertura biblioteca popolare

7 GESTIONE E BENESSERE AMBIENTALE

Rielaborare il paesaggio naturale (arborizzare, acqua, non uso contaminanti)

8 VOLONTARIATO SOCIALE E SERVIZI COMUNI

Apertura al volontariato internazionale con la creazione di un posto in cui alloggiare

9 ASSISTENZA E RICREAZIONE

Con il gruppo giovanile

10 ASSISTENZA

E ORIENTAMENTO PER LO SVILUPPO UMANO E SOCIO COMUNITARIO (metodologia e pianificazione)

Poche parole infine per comprendere lo stato in cui versano le comunità, anche quelle storiche. Parole scambiate con una guida non ufficiale che si era gentilmente ed educatamente proposta alle rovine di Seshevomynh, luogo in cui il 21 giugno si svolge la festa del sole e in cui gli Inca giocavano a un gioco molto simile al cricket. Il ruolo delle Organizzazioni Non Governative fa parte della chiacchierata e vengono subitamente equiparate al ruolo svolto dai missionari, classiche avanguardie del progresso, «equo e giusto», croce e spada in realtà. Strutture, le ONG, i cui costi inglobano voci di spesa che non sempre esprimono efficienza, anzi sono spesso, se non sempre, maggiori degli aiuti forniti.

Il nostro compito non è quello di fare i missionari ma, nel portare aiuto a chi si trova in condizione di necessità, scambiare idee ed esperienze. Approfondire questi aspetti di organizzazione sociale mi sembra un ottimo stimolo per chiunque ritenga ancora possibile emanciparsi dall’attuale stato di sottomissione che, volenti o nolenti, ci impone il sistema. E vengono alla mente i teorici nostrani dell’autogestione per i quali è difficile capire «come si lavora», quali sono gli aspetti costitutivi del vivere in forma autogestionaria. Mi sorge il dubbio che siamo molto abituati a parlarne e poco a farne, limiti del sociale post industriale.

Mettere a confronto, costruttivo e non ideologico, le diverse esperienze che il continente sudamericano in diversi paesi esprime, in termini di lotte sociali, appropriazione di gestione del pubblico, proposte di organizzazione del lavoro e della produzione, gestione della terra e degli spazi urbani. Un insieme che può aiutare a dare un senso e un indirizzo reale, nel metodo e nei contenuti, a tutte quelle lotte che sempre di più e con motivate ragioni si stanno estendendo ovunque, lotte di riscatto e di emancipazione, che prefigurano il possibile cambio, perché una piccola grande certezza è negli animi: il cambio può realizzarsi quando siamo in grado di gestirlo, grazie anche alla lunga e gloriosa tradizione autogestionaria espressa da numerose comunità e ripresa da altre forme organizzate delle classi subalterne quali le imprese recuperate in Uruguay ed Argentina, le assemblee di Buenos Aires, le società di resistenza della FORA.

Nerio Casoni

tratto dal mensile libertario: Cenerentola, novembre 2007, anno 6 -n.96

http://www.cenerentola.info/archivio/numero96/index.html

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2 respuestas a Viaggio nel movimento libertario sudamericano: il Perù

  1. Franz García dijo:

    Que buenos recuerdos del compañero Nerio Casoni. Que la tierra le sea leve a un hombre libre.

  2. Vi è, ovviamente, molto da sapere su questo. Penso che hai fatto alcuni buoni punti in dispone anche di. Continuare a lavorare, ottimo lavoro!

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